10 Ottobre 2011 - Samine e Santuario di Temento

 

 

 

"Sia su di noi la bontà del Signore nostro Dio,

rafforza per noi l'opera delle nostre mani."

 

 

 


 

Ore 6.45 messa dalle suore, come ogni mattina, tranne giovedì che c’è la messa la sera e ovviamente la domenica. Stamattina mi faccio regalare il libretto dei canti e preghiere in criolo. Chissà che non mi aiuti a imparare il criolo. Oltre a Suor Rosa e Suor Binna stamattina c’è pure Suor Merione. Per colazione Suor Merione ha preparato un dolce brasiliano: il pamonia. Ha la consistenza del nostro salame dolce, l’aspetto e il colore di una pannocchia bollita ed il sapore del plum-cake, ma più dolce.


Dopo colazione, prima di andar via, Suor Rosa mi chiede di controllare la tv che non si vede. Una richiesta classica per  tutti gli ingegneri elettronici o delle telecomunicazioni. C’è sempre un televisore, un telefono o un computer che ha bisogno della nostra assistenza. In fondo questa laurea sarà servita a qualcosa o no? Lo prendo come impegno ma adesso dobbiamo andare: il programma oggi prevede la visita in Senegal. Do comunque un’occhiata veloce al televisore e all’antenna per farmi un’idea di quale potrebbe essere il problema. Il televisore è di una marca sconosciuta in Europa, con un telecomando universale, e l’antenna è una parabola di un metro e mezzo di diametro circa appoggiata su un piedistallo in giardino. C’è la tv satellitare ma non c’è Sky, non ci sono i programmi europei. Si riceve solo la tv brasiliana e alcuni canali arabi che trasmettono preghiere musulmane e basta. E poi con una classica antenna yagi si riceve il canale nazionale della Guinea Bissau che trasmette solo poche ore al giorno. Mentre guardo l’antenna vedo che nel giardino delle suore ci sono dei pappagalli, degli scoiattoli e un piccolo animale in un recinto. Un  frita mbai: ha il corpo simile a un antilope o una gazzella ed il muso affusolato che ricorda in qualche modo quello di un formichiere.

 

Il frita mbai nel giardino della casa delle suore
Il frita mbai nel giardino della casa delle suore
Lo scoiattolo nel giardino della casa delle suore
Lo scoiattolo nel giardino della casa delle suore
I pappagalli nel giardino della casa delle suore
I pappagalli nel giardino della casa delle suore

 

Finita la colazione e la prima indagine sul televisore rientriamo in missione con Don Ivo. Ci accompagnano Suor Rosa e un sacco di bambini che appena hanno sentito la macchina uscire dal cancello della casa delle suore si sono avvicinati per un passaggio che oramai intuisco è diventato più che una tradizione: è un rito della mattina di Bigene vedere la macchina di Don Ivo carica di bambini che attraversa il villaggio. Sono poche centinaia di metri da qui alla scuola della missione ma vuoi mettere quanto è bello fare un giro con la macchina di Don Ivo?


Sarà bello ma i bambini dietro hanno comunque di che lamentarsi: il cassone è sporco, ma questo è quello che passa il convento ragazzi! Sul sedile posteriore accanto a Suor Rosa siede Maio e davanti, in braccio con me, una bimba col vestito rosso e con il ginocchio destro sbucciato per qualche caduta. E’ contenta di sedere davanti e di poter toccare la leva del cambio. A salutarci ci sono anche la mamma di Maio e la sorellina nata da pochissime settimane. Partiamo fermandoci solo per comprare il pane. 

Lasciata Suor Rosa e i bambini alla scuola proseguiamo verso casa dove prima di partire scambiamo tra loro le maniglie della porta principale con quella della cucina.  La maniglia della porta principale è rotta e se non si fa attenzione resta in mano a chi prova ad aprire la porta. Non c’è modo di sostituirla in Guinea Bissau; sarebbe necessaria una maniglia nuova dall’Italia. Nel frattempo si recupera quella della porta della cucina che non si usa mai; ci si arrangia, come in tante cose qui in Guinea Bissau.


Prepariamo quindi i pacchi di matite e sapone da portare in Senegal. Recuperiamo quanto ci serve sia dal magazzino della casa che dal container giunto a giugno e adesso parcheggiato vicino la casa. Siamo pronti per partire.


Per andare in Senegal si prende la deviazione a destra, subito dopo lo stagno delle ninfee, proprio quella dove mi ero fermato il giorno prima con i ragazzini che avevo incontrato nel mio giro allo stagno.

 

Un uccello incontrato nel tragitto verso Samine
Un uccello incontrato nel tragitto verso Samine

 

La strada è abbastanza agevole. Pure il punto in cui di solito si formano delle sabbie mobili, almeno così le chiama Don Ivo, non crea grossi problemi: non piove da quasi 2 settimane e sono quasi asciutte. Attraversiamo il confine dopo quasi 8 km in corrispondenza del villaggio di Faradjanto, tagliato in due dal confine e dove si parla più francese che criolo. Da questo momento, non avendo nessun visto senegalese sul passaporto, sono ufficialmente un clandestino e Don Ivo si diverte a rassicurarmi parlandomi della polizia e delle carceri senegalesi, dei controlli che non fanno mai… ma a volte sì.

 

Il tragitto da Bigene a Samine e Temento in Senegal
Il tragitto da Bigene a Samine e Temento in Senegal

 

Dopo altri 14 km arriviamo a Samine, cittadina che si sviluppa lungo una strada asfaltata con le conchiglie. Lungo la strada corrono anche i pali della luce, integri. Da queste piccole cose si vede subito che il Senegal è molto più ricco della Guinea Bissau. La missione di Samine è gestita dalle suore e dai padri dell’OMI. La scuola ha un grosso salone con appesi alle pareti oggetti e strumenti della tradizione agricola africana e alle colonne dei ventilatori, in questo momento spenti. Tutt’intorno al salone principale sorgono delle casette isolate dove ci sono le varie classi e in cui si sta facendo lezione. Ma non ci sono le suore. Un professore ha la maglietta di un’associazione di Asti e ci dice che le suore oggi non sono venute alla scuola. Andiamo allora alla missione dove c’è la casa delle suore, la chiesa e una struttura circolare con il tetto in paglia, simile alle case locali, dove fino a poco tempo prima c’era l’asilo. Anche qui sembra non ci sia nessuno e troviamo solo Suor Maria, di origini siciliane, che sta facendo lezione di cucito a delle donne senegalesi. Ci spiega che le altre suore non ci sono perché impegnate in un incontro fuori città. E scopriamo anche perché non rispondevano ieri alle chiamate di Don Ivo per avvisare della nostra visita: il numero era sbagliato! Pazienza, scarichiamo i pacchi, lasciamo che Suor Maria termini la sua lezione e nel frattempo andiamo al santuario di Notre Dame de la Paix a Temento. Torneremo più tardi.

 

Uscendo dalla missione scatto qualche  foto ricordo alla missione e sento gridare alle mie spalle “Bye bye, foto!”. Sono dei bambini che vogliono una foto anche loro. Ne scatto una ma non altre. Infatti lì vicino c’è una caserma e non vorrei mai che avessero qualcosa da ridire come in Guinea Bissau, poi sono pure un clandestino! Ovviamente non corro nessun pericolo ma meglio non avere a che fare con la polizia, non si sa mai.

 

La strada per Temento che attraversa il villaggio di Samine, ha tante botteghe, pure 2 parrucchieri per donne. Anche Samine è un paese poverissimo ma rispetto a Bigene siamo su un altro pianeta. Come dice spesso Don Ivo ci sono tante povertà, non una sola.

 

Samine con la missione, la scuola e il campo di calcio
Samine con la missione, la scuola e il campo di calcio
L'asfalto di Samine fatto con le conchiglie
L'asfalto di Samine fatto con le conchiglie
L'ingresso della missione di Samine
L'ingresso della missione di Samine
La chiesa della missione di Samine
La chiesa della missione di Samine
L'asilo della missione di Samine
L'asilo della missione di Samine
L'interno dell'asilo di Samine
L'interno dell'asilo di Samine
I pacchi con il materiale scolastico donato alla missione di Samine
I pacchi con il materiale scolastico donato alla missione di Samine
Io con Suor Maria
Io con Suor Maria
Bambini a Samine
Bambini a Samine

 

Appena dopo le abitazioni si apre il paesaggio su stagni e palmeti estesissimi. La strada teoricamente è asfaltata ma ci sono buche così grosse che è necessario procedere lentamente e dove possibile procediamo accanto alla strada asfaltata, sul terreno nudo: almeno non ci sono le voragini dell’asfalto. Pochi chilometri e arriviamo a Temento. Una stradina fiancheggiata da alberi porta al santuario immerso tra tantissimi alberi imponenti: palme, baobab, polon. Alcuni veramente enormi, non è facile vedere alberi così maestosi in Italia. Il santuario invece è una cappelletta molto piccola con all'esterno un altare, un leggio e una statua della Madonna con Bambino, neri come i loro fedeli.


Fuori, tra gli alberi, c'è pure un altare dove si celebra la messa la terza domenica di quaresima, quando migliaia di persone da tutti i villaggi vicini, compreso Bigene, vengono qui in pellegrinaggio. C'è pure un monumento a ricordo delle vittime del traghetto Joola, naufragato nel fiume che scorre qui a pochi metri dal santuario. Il fiume sembra più un mare da quanto è grande: le coste che si vedono in lontananza sono in realtà isole e l’altra sponda del fiume neanche si vede. Circa 10 anni fa, il  28 settembre 2002, proprio qui vicino è affondato un traghetto con quasi 1500 persone a bordo quando ne poteva portare solo 550. I morti sono stati circa 760. Ma chi se li ricorda?

 

Paesaggio lungo la strada da Samine a Temento
Paesaggio lungo la strada da Samine a Temento
Cartello lungo la strada principale che segnala le devizione al Santuario di Temento. Si notino sulla destra i cavi elettrici
Cartello lungo la strada principale che segnala le devizione al Santuario di Temento. Si notino sulla destra i cavi elettrici
L'ultimo tratto verso il Santuario di Temento
L'ultimo tratto verso il Santuario di Temento
Gli alberi intorno al santuario di Temento
Gli alberi intorno al santuario di Temento
Il santuario di Notre Dame de la Paix a Temento
Il santuario di Notre Dame de la Paix a Temento
Notre Dame de la Paix
Notre Dame de la Paix
Il monumeto a ricordo delle vittime del naufragio sul Joola nel 2002
Il monumeto a ricordo delle vittime del naufragio sul Joola nel 2002
Il fiume di Joola visto da Temento
Il fiume di Joola visto da Temento
Un esemplare di pilon
Un esemplare di pilon
Io alla base del pilon
Io alla base del pilon

Un uccello tra gli alberi di Temento
Un uccello tra gli alberi di Temento

 

Torniamo a Samine e lungo la strada carichiamo un uomo e alcune donne che aspettavano un passaggio. Parlano solo  francese anche se l'uomo capisce anche un po' di criolo ma la conversazione è stentata. Li lasciamo a Samine, vicino ai negozi, dove ci fermiamo anche noi ed entriamo in una bottega. Troviamo aranciata, sprite, coca-cola, burro! Tutta roba assolutamente sconosciuta in Guinea Bissau dove al massimo si trovano dei surrogati e solo nella capitale. Alle pareti della bottega, almeno quelle libere dagli scaffali stracolmi di mercanzie, sono appesi dei poster con i mullah del posto credo. Don Ivo mi dice che i senegalesi hanno il commercio nel sangue. Anche a Bigene i negozi sono tutti in mano ai musulmani mentre i cristiani, anche se incitati da Don Ivo ad aprire un negozio, non ci hanno mai veramente provato. Il proprietario della bottega veste la tipica tunica araba e la televisione è accesa su un canale musulmano dove recitano delle preghiere. Compriamo 5 bottiglie di coca cola, le ultime rimaste, e 4 schede telefoniche per 40.000 franchi, senza sconto. Ma a Bissau lo avrebbero fatto lo sconto. Invece a Bigene non avrebbero avuto niente da vendere quindi non si sarebbe posto il problema. 40.000 franchi (60 euro) è anche il prezzo di un mese di internet tramite Orange. Per avere un’idea gli stipendi medio alti in Guinea Bissau si aggirano tra 30.000 e 50.000 franchi al mese.

 

Rientriamo nella missione dove Suor Maria nel frattempo ha finito il corso di cucito. Ci offre dell’ottimo gelato italiano al cioccolato e al limone fatto con la gelatiera regalatale dal fratello. Consegniamo i pacchi, tra i quali ho ritrovato del sapone che avevo comprato io! Ripartiamo quindi per Bigene ma la strada a un certo punto è bloccata perché nel campo di calcio accanto alla strada c'è una partita in corso. Hanno recintato tutto intorno con delle stuoie, strada compresa, in modo che da fuori non si veda nulla e possa vedere solo chi entra nell'area recintata. Pagando ovviamente. Un ragazzo del pubblico parla criolo e ci indica come tornando indietro di poco possiamo riprendere la nostra strada.


Tutto procede bene. Troviamo pure una pianta dai frutti verdi a forma di pallone. Essiccati e tagliati a metà con questi frutti si fanno delle ciotole e dei contenitori. Tutto procede bene, dicevo, fino a poco prima di Faradjanto quando un insetto decide di posarsi sul mio occhio, nonostante indossi gli occhiali. Tolgo gli occhiali per cacciarlo ma lui, sentendosi minacciato, spruzza un liquido urticante prima di volare via. Il dolore iniziale è molto forte, ho paura che possa essere solo l'inizio. Metto dell'acqua sull'occhio ma essendo impanicato per il dolore crescente in realtà bagno tutto quello che mi sta intorno, compreso Don Ivo preoccupato non tanto per il mio occhio quanto per i suoi documenti a portata dei miei schizzi. Il dolore per fortuna diminuisce in fretta e dopo pochi minuti riesco a riaprire l'occhio anche se una leggera sensazione di fastidio ce l'avrò fino a sera.

 

Alle porte di Bigene, riattraversando lo stagno delle ninfee, vediamo una ventina di donne che lavorano in fila nella risaia. Sulla strada sono raccolte le loro cose, le ciabatte e ci sono pure dei bambini tra cui uno piccolissimo che dorme beato in una bacinella di plastica.

 

A guardia dei bambini e delle loro cose comunque c’è una  donna che ci spiega che sono tutte di Senker Ba, un villaggio vicino, e che raccolgono il riso per gli abitanti di Bigene. Di nuovo, ci sono diverse povertà in Guinea Bissau, non una sola. Don Ivo intona il suo canto tormentone e le donne che lo conoscono ridendo lo salutano e lo seguono nell’ ooh alele, alele cicatomba!

 

Le donne al lavoro nelle risaie di Bigene
Le donne al lavoro nelle risaie di Bigene
Le donne salutano Don Ivo
Le donne salutano Don Ivo
Le donne al lavoro e la "guardiana"
Le donne al lavoro e la "guardiana"
Le ciabatte delle donne al lavoro
Le ciabatte delle donne al lavoro
I bambini delle donne al lavoro. Sulla sinistra la bacinella di plastica dove dorme il più piccolo
I bambini delle donne al lavoro. Sulla sinistra la bacinella di plastica dove dorme il più piccolo

Salutiamo e rientriamo in missione. Doccia, pranzo, riposino a cui non riesco più a rinunciare: il caldo di questi giorni è veramente spossante.


Alle 16 viene Joaquim per la lezione di criolo. Al termine della lezione vorrei fare una fotografia insieme a lui come ricordo ma si rifiuta perché a suo dire non è vestito bene! Domani, mi dice. Però mi accompagna al centro nutrizionale dove fotografo le medicine, i registri generali e specifici per gli orfani, per i gemelli (per i gemelli i registri in realtà sono due perché i casi sono tanti), la bilancia, la panca per misurare l’altezza dei neonati, i sacchi di soia, il sale iodato, i fusti di olio vitaminizzato, i fusti di zucchero e riso. Tutto quello che mi ha già spiegato il 5 ottobre. Allora ascoltavo quello che mi dicevano lui e Don Ivo e non avevo fotografato nulla. Domani lo vedrò all'opera e di nuovo non so quanto tempo avrò per fotografare tutto. Infatti il martedì è il giorno in cui le madri portano i loro bambini al centro per il controllo periodico e Joaquin già alle 7.30 sarà indaffarato con le mamme e i bambini che verranno. Per questo sono venuto il giorno prima, per poter vedere il centro senza intralciare troppo il lavoro che domani sarà frenetico. Ma domani ne parlerò meglio. 

 

 

 

 

 

"Sia su di noi la bontà del Signore nostro Dio,

rafforza per noi l'opera delle nostre mani."

 

 

 

 

 

 

 

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Il sito dei Missionari di Bigene
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