2 Ottobre 2011 - In Viaggio

 

 

 

"Pace fra cielo e terra,

pace fra tutti i popoli,

pace nei nostri cuori"

 

 

 

Partito finalmente. In questo momento sto sorvolando la Sardegna diretto a Lisbona. Stamattina sveglia alle 7.45. Ultimi preparativi, ultimi saluti di corsa, e alle 8.30 sono già uscito di casa per andare in autobus da Torino fino a Caselle. Il volo per Roma è alle 11.20 e mentre scrivo queste righe sono sul volo, di 3 ore, Roma Lisbona; in teoria delle 14.30 ma in realtà è in ritardo di un’ora. Non è un grosso problema dato che il volo per Bissau è previsto alle 22 di stasera.


Per adesso quindi possiamo dire che procede tutto secondo programma. A parte il fatto che stamattina, nella concitazione dei saluti e delle ultime raccomandazioni, ho dimenticato il borsello con spazzolino, dentifricio e simili. Anche qui poco male, ma ricomprare tutto all’aeroporto di Fiumicino mi è costato la bellezza di 26,81 euro!!!

 

Pensare che il PIL procapite nominale della Guinea Bissau nel 2010 è stato di 509 dollari, circa 370 euro, ovvero 31 euro al mese. Cioè per uno spazzolino, un dentifricio, dell’amuchina gel e un bagnoschiuma ho speso quanto in Guinea Bissau si guadagna all’incirca in un mese? Oppure, per rendere meglio l’idea, quello che ho speso tra biglietto aereo, visto e bollo del passaporto ci si mette più di 3 anni a guadagnarlo in Guinea Bissau???? Lordo oltretutto, e come sempre in media per abitante. Chissà quanto guadagna realmente un abitante di Bigene all’anno. Se lo chiedessi a Don Ivo penso che si metterebbe a ridere!

 

Queste considerazioni mi aiutano a riflettere su una domanda che ci si fa quando si fa un viaggio come questo, ovvero: “Ma c’era bisogno di andare fin là? Non abbiamo anche qui i nostri problemi, i nostri poveri, i nostri malati?”

 

Vero. Gesù stesso ci ha detto “Ama il prossimo tuo come te stesso”. E per prossimo intendeva proprio la persona che ci è letteralmente accanto. Quindi il prossimo per me è prima di tutto mia moglie, la mia famiglia, le persone che conosco e che incontro nella vita di tutti i giorni. Ma se mi fermassi qui, se ponessi un limite a chi considerare mio prossimo, se non andassi a incontrarlo io, in realtà giustificherei il mio egoismo, il mio tenore di vita, le mie comodità assieme ai miei simili e a dispetto di tutti gli altri.

E non nascondiamoci: in fondo sono anche le nostre priorità che permettono queste forti disuguaglianze.

 

Per salvare l’economia occidentale fino ad agosto 2011 sono stati stanziati 14800 miliardi di dollari. Mentre per aiutare i paesi poveri del mondo al G8 dell’Aquila nel 2009 si sono stanziati 20 miliardi di dollari.

 

Ecco, da queste cifre si capisce quali sono le priorità nel mondo occidentale. In fondo sono le nostre priorità che permettono queste scelte e ci fanno demandare “ad altri” i problemi del mondo.

 

Ma se ci guardiamo intorno non ci sono più altri ma solo noi. E i problemi del mondo non sono problemi ineludibili, problemi degli altri. A ben vedere i “problemi del mondo” sono la somma di tanti problemi personali che possiamo ritrovare nel nostro prossimo. La fame nel mondo è il problema di un bambino di trovare cosa mangiare. La guerra è un uomo che spara a un altro uomo. E quel bambino, quell’uomo hanno un nome, sono persone con una loro storia e una loro vita. Non sono entità astratte. Sono il mio prossimo.

 

Io personalmente vorrei quindi incontrare il mio prossimo che ha più problemi, cominciare da lui a chiedermi come posso aiutarlo. Far pesare i miei valori nelle mie scelte, nelle mie azioni, nelle mie parole, nelle mie convinzioni.

 

Fermarmi all’Italia (men che meno alla Padania), vuol dire tradire la mia coscienza, l’uomo migliore che vorrei essere e non solo apparire. Nel frattempo vedo dal finestrino la costa spagnola. Piano piano mi avvicino a Bigene.

 

 

VOLO LISBONA BISSAU

 

Eccomi all’ultimo balzo verso la Guinea Bissau. Partito in orario alle 22 e l’arrivo è previsto all’una di notte. Dal finestrino dell’aereo TAP vedo uno spicchio di luna e il nero dell’oceano. Sull’aereo saremo una decina scarsa di bianchi e gli altri neri della Guinea Bissau. Prima disillusione, o conferma amara delle forti disuguaglianze africane: tutti i passeggeri, nessuno escluso, sono vestiti benissimo, soprattutto gli uomini, quasi tutti in giacca e cravatta. Le donne si distinguono per il taglio dei capelli sempre molto curato se non ricercato. E tutti, compresa una bambina che ad occhio e croce avrà 2 anni, sfoggiano anelli, braccialetti, collane rigorosamente d’oro. Molti hanno con sé smartphone e PC portatili. Di sicuro loro non guadagnano 509 dollari l’anno. Sono rappresentanti dell’oligarchia che guadagna, e bene, grazie alle risorse della Guina Bissau. Quelli che in fondo interessano all’Occidente e alla Cina che vedono l’Africa come il continente delle risorse naturali. L’Africa rurale non interessa a nessuno, neanche ai miei compagni di viaggio credo.

 

 

ARRIVO A BISSAU

 

Appena scendi dall’aereo ti colpisce il caldo umido asfissiante. Inizio subito a sudare ed è l’una di notte! L’aeroporto internazionale di Bissau gestisce tre voli: Lisbona-Bissau, Dakar-Bissau e Capo Verde-Bissau. Basta. Neanche tutti i giorni e solo quello verso Lisbona è un aereo di linea di una certa stazza. Gli altri due voli sono gestiti con aerei molto più piccoli. Tra poco però ci sarà anche un volo da e verso il Marocco.

 

Finalmente conosco Don Ivo, sorridente, gentile e il crocefisso appeso al collo. Esattamente come me l’aspettavo dalle foto viste su internet. Avrò modo di conoscerlo molto bene nei prossimi giorni. Con un po’ d’ansia (sarà arrivata?) recupero la valigia sull’unico nastro che c’è in una sala con il controsoffitto mezzo sfondato e le pubblicità di due alberghi: Hotel 24 Settembre (equivalente al nostro 2 Giugno: data di proclamazione della Repubblica) e Hotel Libia di proprietà di… Gheddafi.

 

Per uscire dall’aeroporto devi mostrare nuovamente i documenti e possono chiederti di controllare i bagagli; farti perdere un po’ di tempo insomma. Ma Don Ivo ha la sua tattica e ho la prova che non era una fandonia quando me lo raccontava prima di partire: regali una kaneta, una penna, e si aprono tutte le porte.

 

Saliamo sul mitico pickup di Don Ivo, che ha resistito a tanti guasti e contrattempi sulle strade dissestate della Guinea Bissau, e ci dirigiamo verso il centro di Bissau, alla curia.

 

Dall’aeroporto al centro di Bissau: una strada a tre corsie per senso di marcia, asfaltata, illuminata, inaugurata appena il 24 settembre scorso, festa nazionale in Guinea Bissau. In tutto il Paese sono gli unici 8 km di strada illuminati la notte. Dall’aereo, vedendo tutto buio e solo quella striscia illuminata, credevo fosse un pontile in mezzo al mare.

 

Lungo questa strada, che necessariamente percorre chiunque viene qui, ci sono tutte le cose di cui essere orgogliosi in Guinea Bissau. La strada prima di tutto, la luce, la nuova sede del Parlamento e del Governo (costruito dai Cinesi, in cambio di una concessione senza limiti per la pesca; si vede ancora il cancello del cantiere con degli ideogrammi cinesi), la sede della Banca Centrale dell’Africa Occidentale, l’hotel Libia di Gheddafi (chissà di chi è adesso).

 

La strada dall'aeroporto alla curia con la nuova sede del Parlamento, la sede della Banca Centrale dell'Africa Occidentale e l'Hotel Lybia
La strada dall'aeroporto alla curia con la nuova sede del Parlamento, la sede della Banca Centrale dell'Africa Occidentale e l'Hotel Lybia

 

E i semafori. Infatti è da pochi giorni che lungo questa strada sono in funzione i primi 3 semafori della Guinea Bissau. Uno bizzarramente anche in corrispondenza di una rotonda. Peccato che nessuno abbia spiegato bene il loro funzionamento. La storia del giallo e del verde non è ancora molto chiara. Il traffico dei mezzi e dei pedoni, che fino al giorno prima si autoregolava con il buonsenso, adesso genera degli ingorghi incredibili, i primi della Guinea Bissau. Ma si passa col verde o col rosso? Il giallo a che serve? E per svoltare come si fa?

 

Quando tornerò l’ultimo giorno del mio viaggio, tra due settimane, tutti sapranno benissimo come funzionano i semafori. Col rosso ci si ferma, col verde si riparte e se qualcuno esita un secondo di troppo si suona il clacson per farlo muovere. Esattamente come da noi!

 

Continuando a percorrere la strada a tre corsie passiamo anche di fronte alla discoteca di Bissau: un capanno basso con luci colorate al neon. In corrispondenza del locale la prima corsia della strada è usata come marciapiede da una marea di giovani con macchine parcheggiate fino alla seconda corsia (i primi homo cocacolens della Guinea Bissau?) e solo la terza corsia è disponibile per la circolazione.

 

Poco oltre, accanto all’Hotel Libia sorge la curia: un insieme di palazzine tutte uguali dove c’è anche la scuola e la radio della diocesi.

 

La corrente è assicurata da un generatore a gasolio ma solo dalle 6 alle 13 e dalle 15 alle 23 e quindi adesso, che sono le 2 passate, ci adattiamo con delle torce a manovella. Ma la cosa spettacolare è il cielo stellato che in Italia vedo raramente e solo in montagna. Un po’ per la stanchezza ma soprattutto per il timore di essere punto dalle zanzare della malaria non mi fermo molto fuori. Vado a dormire nella stanza in cui sarò ospite per questa notte. Domani mattina colazione alle 8.

 

Dall'aeroporto al centro di Bissau: l'unica strada a tre corsie ed illuminata della Guinea Bissau (foto di Giusy Di Girolamo)
Dall'aeroporto al centro di Bissau: l'unica strada a tre corsie ed illuminata della Guinea Bissau (foto di Giusy Di Girolamo)

 

 

 

 

"Pace fra cielo e terra,

pace fra tutti i popoli,

pace nei nostri cuori"


 

 

 

 

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