9 Ottobre 2011 - Messa a Bigene e Barro

 

 

 

"Pace fra cielo e terra,

pace fra tutti i popoli,

pace nei nostri cuori."

 

 


 

Oggi è domenica e il programma è impegnativo per Don Ivo. Prima di tutto c'è la messa delle nove a Bigene. Alle otto viene aperta la chiesa e si sentono i primi rintocchi della campana che richiama i fedeli. La campana è fessa e il suono è un po' sordo ma comunque gioioso per tanti fedeli che qui a Bigene sono la minoranza: meno del 10% della popolazione e i battezzati sono ancora meno. Come già detto vivere in Guinea Bissau non è facile, essere cristiani ancora meno.


 

La chiesa di Bigene. Anche questa leggermente sollevata dal terreno circostante come tutte le case della Guinea Bissau
La chiesa di Bigene. Anche questa leggermente sollevata dal terreno circostante come tutte le case della Guinea Bissau
Un'altra vista della chiesa
Un'altra vista della chiesa

 

In chiesa sono per la maggior parte giovani. I bambini davanti, sulla sinistra. Anche qui, come già detto in occasione della visita a Ponta Nobo, il fatto che i bambini si siedano davanti non è una cosa abituale da queste parti. Ci sono anche le suore, compresa Suor Merione, brasiliana, la terza suora che nei giorni scorsi era assente per un incontro con le suore delle altre missioni. Suor Binna, la bontà fatta persona, richiama Maio che fa il dispettoso con un bambino più piccolo nell’attesa che cominci la messa.


La predica di Don Ivo, molto semplice, si riallaccia ai festeggiamenti della sera precedente. Il fanado è un rito in qualche modo simile al battesimo ma il battesimo è molto di più perché cambia veramente la vita, non è solo una festa e permette l'incontro con Dio. Almeno questo era il senso che ho intuito grazie al poco di criolo che so e a molta fantasia nell'indovinare e collegare tra loro le parole di origine portoghese simili all'italiano.

 

I canti, eseguiti da tutti, sono accompagnati dai tamburi e ricordano nella loro musicalità africana i canti sentiti nelle notti scorse.

 

I tamburi accompagnano i canti della liturgia
I tamburi accompagnano i canti della liturgia

 

Finita la messa Don Ivo mi presenta alla comunità. Tutti si aspettano che io dica qualcosa, sono curiosi di sapere chi sono. Se non parlassi sarebbe interpretato come segno di distanza nei loro confronti. Io mi sono preparato un discorsetto: “Nha nomi i Djon, n'tene kuerenta i unum anos. Ami italianu, n'ka papia kriol, som mbokadu. Na ora ke amin bin li utru bias, amina bai papia kriol diritu. N'gosta di Bigene”. Ovvero: “Mi chiamo Giovanni, ho 41 anni. Sono italiano, non parlo criolo, solo poco. Ma quando sarò qui in un altro viaggio, io saprò parlare bene criolo”.


Il mio criolo fa un po' ridere ma credo sia appezzato lo stesso. Anzi, Alfredo, che ride proprio e non fa nessuno sforzo per trattenersi, vuole che parli ancora ma il mio criolo è finito. Forse sono un po' troppo ottimista sulle mie capacità di miglioramento nel parlarlo in futuro.

 

Dobbiamo correre a Barro dove alle undici è prevista un'altra messa. Solo da poco viene fatta questa seconda messa. Prima si faceva a domeniche alterne a Fakim e Farea ma adesso, a causa delle piogge, le strade per raggiungere questi villaggi sono impraticabili e quindi si celebra messa a Barro dove ci sono molti cristiani, anche se pochi ancora sono battezzati. Con la stagione secca si vedrà come far ruotare le messe in tutti e tre i villaggi.

 

Andiamo quindi verso il pickup e scopriamo che il cassone e già pieno di ragazzini. Vorrebbero venire anche loro a Barro ma ci sono altre persone che ci aspettano a Liman. Raggiungiamo il compromesso di un giro fino alla casa delle suore, meglio che niente. Arriviamo a Liman e carichiamo oltre che a tre ragazzi anche due sacchi che un tipo deve portare a Barro dove arriviamo dopo una decina di chilometri e poco più di mezz'ora, ma per queste strade è impossibile andare più veloce.

 

Finita la messa i bambini vorrebbero seguire Don Ivo fino a Barro
Finita la messa i bambini vorrebbero seguire Don Ivo fino a Barro
Cartello di attenzione di restringimento della carreggiata???
Cartello di attenzione di restringimento della carreggiata???
Questa è la strada da Bigene a Barro. Mi preoccupo di un restringimento di carreggiata???
Questa è la strada da Bigene a Barro. Mi preoccupo di un restringimento di carreggiata???

 

La messa viene celebrata nella casa dei giovani che al mio arrivo avevamo visto in fase di ripristino, dopo il crollo di quest'estate, e adesso è oramai riparata. Normalmente la casa dei giovani è il luogo di ritrovo dei giovani dove si organizzano le feste e si balla. In fondo alla sala il terreno si rialza in una sorta di palcoscenico e sulla sinistra c’è una specie di stanzino dove si posiziona il dj con la radio nelle serate di musica. Oggi però la casa dei giovani viene usata come chiesa per la messa domenicale.


C'è tantissima gente, come alla messa di Bigene, e c'è pure un bellissimo coro di giovani. Anche qui i bambini si sistemano in prima fila a sinistra. La predica sarebbe pure bella ma onestamente devo ammettere che è disturbata dalle mie foto. Don Ivo riprende il concetto di festa della messa, della messa come una festa importante e per questo ci andiamo tutti con i vestiti più belli e puliti. Non è più così in Italia, ma qui sì.

 

Sull'altare, un semplice banchetto in legno, c'è la croce che ho portato dall'Italia. Don Ivo l'ha chiesta di legno, semplice, che si veda che è Gesù Cristo in croce, senza troppi fronzoli: i suoi parrocchiani hanno bisogno di simboli concreti e diretti, non interpretazioni artistiche della crocifissione. Anche la loro lingua è così: semplice, lineare, senza giri di parole o costruzioni astratte.

 

Finita la messa i ragazzi del coro, che hanno cantato benissimo, circondano Don Ivo per organizzare la prossima messa e per chiedere l'acquisto di un tam-tam, un tamburo. Tra i canti ascoltati oggi soprattutto un canto con le strofe ripetute nello stile africano e guidato da una giovane mamma con il bambino addormentato sulle spalle è un canto bellissimo. Non ne capisco le parole ma è talmente bello che ti fa dire “è bello stare qui”.

 

Scambiate le ultime parole con i ragazzi, Don Ivo saluta tutti e distribuisce a chi ancora non ce l'ha una croce da appendere al collo. La croce è un segno di identità per i cristiani  e tutti ne desiderano una per sentirsi cristiani, per far vedere a tutti che si è cristiani. Sono piccoli segni, che forse non corrispondono a una pratica sempre ortodossa, ma l’attaccamento alla propria identità religiosa è molto sentita, la religione non è un aspetto secondario della propria vita, quasi da nascondere come spesso facciamo invece noi.

 

Il villaggio di Barro
Il villaggio di Barro
Casa di Barro
Casa di Barro
Scorci di barro. Sullo sfondo una motocicletta in manutenzione. Il raccolto l'anno scorso è stato parecchio abbondante e alcuni sono riusciti a comprarsi la moto cinese
Scorci di barro. Sullo sfondo una motocicletta in manutenzione. Il raccolto l'anno scorso è stato parecchio abbondante e alcuni sono riusciti a comprarsi la moto cinese
La casa dei giovani dove stiamo andando a celebrare messa
La casa dei giovani dove stiamo andando a celebrare messa
Don Ivo si sta preparando a celebrare messa
Don Ivo si sta preparando a celebrare messa
Canto di ingresso
Canto di ingresso
Il coro
Il coro
Il coro
Il coro
La predica di Don Ivo. Sull'altare il crocefisso che ho portato dall'Italia
La predica di Don Ivo. Sull'altare il crocefisso che ho portato dall'Italia
I bambini che seguono la messa
I bambini che seguono la messa
La "chiesa" è piena. Sulla sinistra si intravede il box del "dj" quando la casa dei giovani viene usata come discoteca
La "chiesa" è piena. Sulla sinistra si intravede il box del "dj" quando la casa dei giovani viene usata come discoteca
C'è anche chi dorme...
C'è anche chi dorme...
Fedeli in preghiera
Fedeli in preghiera
La messa è finita
La messa è finita
I ragazzi di Barro
I ragazzi di Barro
I ragazzi di Barro si avvicinano a Don Ivo dopo la messa
I ragazzi di Barro si avvicinano a Don Ivo dopo la messa

 

Ripartiamo per Bigene dove a pranzo siamo invitati dalle suore. Come sempre cibo ottimo che io spazzolerei tutto ma mi limito, per quel che riesco, nelle quantità che mangiano gli altri. Soprattutto i gnocchetti pugliesi e la carne di agnello con le patate sono buonissimi e un bis se lo meritano tutto.

 

La casa delle suore di Bigene
La casa delle suore di Bigene
Il baobab vicino la casa delle suore
Il baobab vicino la casa delle suore
I pochi rifiuti che ogni casa produce vengono bruciati
I pochi rifiuti che ogni casa produce vengono bruciati
Giardino della casa delle suore
Giardino della casa delle suore
La cappella della casa delle suore dove vine celebrata la messa del mattino
La cappella della casa delle suore dove vine celebrata la messa del mattino

 

Torniamo in missione per un riposino. Anche io dormo: sono stanco. Andare sempre in giro e soprattutto il caldo di questi giorni si fanno sentire.


Alle cinque Don Ivo ha una riunione con le suore per organizzare la catechesi in tutti i villaggi della missione e io ne approfitto per fare un giro fino allo stagno delle ninfee, poco prima di entrare in Bigene. La mia speranza è quella di incontrare alcuni degli uccelli dai colori sgargianti che ho intravisto nei vari spostamenti e riuscire a fotografarli.

 

Attraverso la via principale di Bigene dove ci sono gli edifici del periodo coloniale, oramai decadenti. Ospitano alcuni negozietti: il sarto, il fornaio, lungo la strada ci sono anche alcuni banchetti dove vendono le noccioline.

 

Oltre ai negozi ci sono pure la sede del municipio, la dogana, la polizia, il meccanico delle bici. In realtà il negozio del meccanico è una semplice tettoia dove si riparano dei ragazzi che guardano la gente che passa e sulla parete di fondo sono appesi qualche cacciavite o chiave inglese arrugginita.

 

Di fronte alla missione sta sorgendo la nuova scuola pubblica finanziata dall'Unicef mentre la vecchia sede è accanto alla casa delle suore. Un vincolo imposto dall’Unicef per la costruzione della nuova scuola è che sia frequentata sia da ragazzi che da ragazze, 50 e 50. Attraverso l’educazione si cerca di far passare non dico l’emancipazione della donna ma almeno il suo rispetto. Lungo la strada ogni tanto sorgono i pali dell'illuminazione in stato di abbandono e per la maggior parte in piedi per miracolo. In fondo la luce elettrica a Bigene di fatto non c’è se non in occasioni speciali come ieri sera per la fine del fanado, quindi la manutenzione dei pali è l’ultimo dei problemi degli abitanti di Bigene. Subito dietro gli edifici in muratura della via principale sorgono le altre case fatte con i mattoni di fango e il tetto solitamente di paglia, oppure di lamiere di zinco per i più ricchi.

 

La scuola dell'Unicef in via di costruzione
La scuola dell'Unicef in via di costruzione
La strada principale di Bigene
La strada principale di Bigene
Le stalle degli animali
Le stalle degli animali
La sede della radio di Bigene
La sede della radio di Bigene
La scuola pubblica di Bigene vicino la casa delle suore
La scuola pubblica di Bigene vicino la casa delle suore
Particolare della spianata di fronte la scuola pavimentata con delle conchiglie
Particolare della spianata di fronte la scuola pavimentata con delle conchiglie
L'interno di una delle due aule della scuola
L'interno di una delle due aule della scuola

 

Tra la chiesa e la missione ci sono le antenne di 3 operatori di telefonia mobile: uno nazionale, uno senegalese e uno della Guinea Francese. Quello del Senegal, Orange, è realizzato secondo i canoni europei con un bel traliccio, cabinet regolare e alimentazione a pannelli fotovoltaici. Gli altri 2 hanno dei traliccetti strallati e alimentazione da generatori a benzina. Quello dell’operatore nazionale poi non è in funzione neanche per tutto il giorno ma stacca alle 8 di sera, mentre l'altro usa 2 generatori che si alternano ogni 12 ore. Su ognuno dei 3 impianti lavora un guardiano che ha anche una ciabatta per permettere agli abitanti di Bigene la ricarica dei cellulari, a pagamento. Don Ivo già adesso permette a chi glielo chiede di ricaricare il cellulare alle sue prese e nel prossimo container che arriverà alla fine della prossima estate (2012) ha già chiesto che gli mettano delle lunghe ciabatte per permettere di ricaricare più cellulari contemporaneamente. Gratis ovviamente.


Uscendo da Bigene incontro 4 ragazzini: Nicol, Felipe, Breim e Meriano che giocano con un camion fatto da loro con del fil di ferro. Le ruote non so da dove le hanno recuperate. Vedere dove vado però è sicuramente una novità per loro e mi accompagnano nella passeggiata verso le ninfee attraversando una natura bellissima con stagni, palme, baobab e aironi. La mia caccia agli uccelli più esotici è compromessa ma non ho rimpianti ed è divertente andare in giro con questi 4 bambini che ti indicano gli alberi, le persone che lavorano nei campi, si tuffano nello stagno a raccogliere dei frutti simili ai nostri fichi.

 

Meriano mi fa capire che vuol fare delle foto pure lui ma in realtà vuol solo tenere la macchina fotografica in mano e mentre noi, io e gli altri 3 amici, siamo in posa aspettando una sua foto, lui si guarda intorno attraverso lo schermo lcd della macchina. Alla fine sotto nostra insistenza scatta due foto, una alla sua ombra e una a noi ma taglia la mia testa. Non ha più voglia di scattare foto e mi devo accontentare di queste due foto.

 

La strada principale di Bigene. Sullo sfondo uno dei tralicci degli operatori di telefonia mobile presenti a Bigene e sulla destra un residuo del sistema fognario portoghese in stato di abbandono come tutto quello costruito dai portoghesi
La strada principale di Bigene. Sullo sfondo uno dei tralicci degli operatori di telefonia mobile presenti a Bigene e sulla destra un residuo del sistema fognario portoghese in stato di abbandono come tutto quello costruito dai portoghesi
La strada che da Bigene porta allo stagno delle ninfee
La strada che da Bigene porta allo stagno delle ninfee
Nicol, Felipe, Breim, Meriano
Nicol, Felipe, Breim, Meriano
Il camion giocattolo
Il camion giocattolo
La natura intorno a Bigene
La natura intorno a Bigene
In lontananza lo stagno delle ninfee
In lontananza lo stagno delle ninfee
Traffico sulla strada per Bigene
Traffico sulla strada per Bigene
Primo tentativo di fotografia di Meriano
Primo tentativo di fotografia di Meriano
Mini corso di fotografia inquadrando Felipe
Mini corso di fotografia inquadrando Felipe
E questo è lo scatto di Meriano
E questo è lo scatto di Meriano

Panoramica a 360° dello stagno delle ninfee alle porte di Bigene.

Giro in bici, senza freni. Infatti quando si consumano i freni non c'è modo di sostituirli in Guinea Bissau e allora se ne fa a meno
Giro in bici, senza freni. Infatti quando si consumano i freni non c'è modo di sostituirli in Guinea Bissau e allora se ne fa a meno
Il camion è simile a quelli che girano per le strade di Bigene. L'unica differenza è che quelli ancora girano, questo è oramai fuori servizio
Il camion è simile a quelli che girano per le strade di Bigene. L'unica differenza è che quelli ancora girano, questo è oramai fuori servizio
Subito dopo lo stagno il sentiero che porta verso il Senegal
Subito dopo lo stagno il sentiero che porta verso il Senegal

 

Rientrando a Bigene i miei 4 nuovi amici mi lasciano quando incontriamo altri bambini che stanno giocando a calcio. Ci sono degli adulti che osservano e preferisco non fermarmi a fotografarli per evitare che qualcuno abbia di che ridire.


Lungo la strada vedo un cartello blu oramai completamente arrugginito dove si legge NO APPROXIMAR - PERIGO DE MORTE: è un cartello che avvisa del pericolo di mine. Tra guerra di indipendenza, guerre civili e colpi di stato la Guinea Bissau non ha mai avuto un periodo tranquillo e i campi minati sono un retaggio degli anni più turbolenti della sua storia recente. Le mine ci sono ancora in alcuni campi sul confine con il Senegal, poco più a nord di Bigene. Ogni tanto qualche mucca salta per aria e solo l’anno scorso quattro ragazzini-pastori sono stati feriti dalle mine. Mi ritorna in mente la maglietta del bambino alla scuola della missione che ho fotografato l’altro giorno mentre beveva un sorso d’acqua: “Nao Tocai: Perigo!” Insomma non era uno scherzo. 

 

Il cartello che lungo la strada principale di Bigene avvisa del pericolo mine
Il cartello che lungo la strada principale di Bigene avvisa del pericolo mine
Il ragazzo con la maglietta rossa
Il ragazzo con la maglietta rossa

 

Rientrando verso la missione incontro anche dei ragazzi che mi salutano, uno con la maglietta rossa vuole una foto. Ma un altro ragazzo che sopraggiunge in quel momento mi vede scattare la foto e mi dice che non si può. Capisco che dice qualcosa sulle foto che non possono andare in Europa e che se le faccio lo dice alla polizia. Mi sa che ho fatto bene a non fotografare i bambini che giocavano a calcio.


Io ovviamente non ribatto, anche perché non sarei in grado, e vado per la mia strada rientrando in missione dove la riunione tra Don Ivo e le suore non è ancora finita. Le catechesi da organizzare per fortuna sono tante, quasi 500 persone stanno seguendo il percorso che li porterà un giorno al battesimo. Non sarà un percorso breve, ci vorrà qualche anno. Infatti per diventare veramente cristiani da adulti devono conoscere quello che dicono di voler credere. Non c’è poi l’aiuto di un retroterra culturale in qualche modo cristiano come in Italia. Da noi in fondo anche chi si dichiara ateo almeno il Padre Nostro lo sa.  Si parte allora dal banale segno della croce, che poi a ben vedere così banale non è, per giungere nell’arco di qualche anno alla piena consapevolezza della propria scelta, della propria fede. Don Ivo non ha fretta e nessuna smania di battezzare tutti. La fede in Dio per Don Ivo è una cosa seria.

 

 

 

"Pace fra cielo e terra,

pace fra tutti i popoli,

pace nei nostri cuori."

 

 

 

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Il sito dei Missionari di Bigene
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